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Sul fenomeno dell’apparizione nella chiesa di Santa Maria Mercede a Palermo

Il fenomeno dell’apparizione della suora nella Chiesa di Santa Maria Mercede nel quartiere “Capo” di Palermo, può essere considerato come una nevrosi di massa che parte da un coinvolgimento emotivo e che trova un terreno fertile nelle credenze religiose e nella cultura e fede palermitana.
Non parliamo di psicosi il cui termine rinvia ad un quadro sindromico molto grave in cui vi è una seria compromissione dell’esame di realtà e della capacità di giudizio di un singolo o di una massa.

Nel caso specifico dell’apparizione della suora assistiamo piuttosto ad un contagio isterico per il quale è più appropriato parlare di influenzamento nevrotico di un fenomeno percettivo.
I commenti della gente conservano una capacità critica ancorché intrisa di contenuti emotivi e di speranza.
Le considerazioni emerse dalle interviste introducono il condizionale e si presentano come pareri personali piuttosto che come idee deliranti che deteriorano l’esame della realtà
Premesso che quanto avviene possa essere inquadrato come uno dei tanti  fenomeno nevrotici riportati dalle cronache, possiamo riflettere sul processo di questo avvenimento.

Il pellegrinaggio presso la chiesa Santa Maria Mercede risponde a due stimoli:
1) è la curiosità verso quanto avviene;
2) la credenza fiduciosa in un fenomeno inspiegabile.

Il primo punto rinvia al bisogno di conoscenza, partecipazione e condivisione di un fenomeno relazionale.
Il secondo punto è l’esito di vari fattori che coinvolgono più dimensioni del sistema umano: dimensione cognitiva, emotiva, relazionale, culturale.

La realtà è sempre costruita sulla base di quanto selezioniamo tra le informazioni che riceviamo, in altre parole consideriamo reale quello che noi vogliamo vedere.
La percezione della realtà è dunque determinata da fattori emotivi, mnemonici, socioculturali, relazionali.
Se vogliamo attenerci ad una lettura esclusivamente di tipo cognitivo-percettivo dobbiamo tenere in considerazione che la nostra mente cerca sempre di dare un significato ed una coerenza a quanto percepisce. Talora questa tendenza è così marcata da potere vedere delle figure nelle ombre, tra le nuvole, nella disposizione casuale di punti su uno sfondo e via dicendo.
Quanto riusciamo a vedere o a costruire è connesso alla cornice di riferimento in cui la proposta percettiva arriva. Ovvero nel caso specifico dell’apparizione misteriosa, la visione della suora trova una congruenza con il luogo della chiesa e la storia ad essa connessa, è rafforzata dal contesto culturale di accoglienza: Palermo e la sua devozione alla Santa; è amplificata dalle esigenze di carattere emotivo che rispondono al bisogno di essere attenzionati e protetti da un’entità superiore che custodisce e che sostiene.

Il fenomeno si verifica in un periodo di grande sconforto e disorientamento emotivo, inoltre sollecita l’esigenza di cercare un supporto, di trovare un riferimento interiore cui investire le proprie preoccupazioni; infine, trovare la reificazione di questi bisogni in una immagine religiosa pura come quella di una santa è funzionale e coerente.

Ancora dobbiamo anche considerare il fenomeno relazionale ovvero la gratificazione del proprio naturale bisogno di appartenenza ovvero sentirsi parte di un gruppo che ha il privilegio di assistere con fiducia ad un miraggio eccezionale, ad una apparizione che si crede miracolosa.
Concludendo penso che quanto avviene può avere una spiegazione di tipo psicologico in una costruzione funzionale che offre risposta ad un insieme di bisogni interiori sorretti da una tela culturale di riferimento forte e  da una coerenza sufficiente perché venga condivisa.

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